lunedì 27 giugno 2011

LA MEDIAZIONE





La globalizzazione non solo economica, ma anche culturale, il mercato, la grande piazza comunicativa e mercantile di Internet, impongono qualche riflessione sulla mediazione del critico.

La globalizzazione produce assorbimenti, compenetrazioni di fenomeni culturali, sociali, comportamentali, politici. Sempre ci sono stati contatti, osmosi culturali tra i popoli, mediati o dagli spostamenti spontanei, dalle conquiste o dal mercato e dalla comunicazione dei mercanti, dai viaggiatori, ma oggi sono amplificati dalla comunicazione globale e la tendenza da parte dei più sensibili, non nuova, è quella di assimilare costumi e culture umanistiche e tecnologiche ritenute più avanzate o più portatrici di progresso, di benessere, di diritti personali o di accreditamento nello stato sociale. La globalizzazione culturale accentua questo processo. Anche se non investe totalmente le masse, questa trasmissione permea strati sempre più allargati, universalizzando costumi e gusti e fortunatamente l’ umanizzazione delle società. Il mercato, poi, pur non essendo la sola causa motrice della globalizzazione, la anima e la impronta fortemente. Questo si rende evidente più in alcune discipline che in altre: nella scienza, nella tecnologia, nella letteratura, nella musica, nell’ arte.

La forza del mercato sta agendo interessatamente e potentemente nell’ accogliere e promuovere il desiderio di cultura artistica o di status symbol che si sta diffondendo in varie parti del mondo, soprattutto in Africa ( grazie anche alla Biennale di Dakar ) e in Asia. Lo testimoniano la 54esima edizione della Biennale di Venezia, l’ Art/42/ Basel ( 15/19 - 6 - 2011 ), dOCUMENTA12 di Kassel ( dOCUMENTA, con la d minuscola e nel senso latino di “lezioni” ), Skulptur projekte di Munster e lo provano le cifre spuntate alle aste per gli artisti contemporanei che eguagliano o superano i grandi classici per prezzi e per numero di vendite. L’ arte contemporanea più a casa in ogni parte del mondo, perché meno specifica di una cultura visiva o di un’ area geografica, più rispondente ai multicanoni estetici globali, è in testa ai realizzi.

Non solo il mercato, ma anche l’ efficacia, la praticità, lo stimolo straordinari di Internet alimentano senza pari l’ informazione sul mercato stesso dell’ arte, il confronto artistico, lo scambio di idee, la proiezione verso l’ acquisto dell’ oggetto del desiderio culturale, il superamento della monocultura e del monocanone estetico, il potenziamento della globalizzazione della conoscenza dell’ arte come arte e come status symbol. Sulla grande agorà della Rete, che avvolge il globo, più che altrove scompaiono ruoli e realtà e ne nascono di nuovi. Si origina qualche riflessione a proposito della critica artistica e letterararia.

Non è solo la globalizzazione, il mercato, ma soprattutto Internet che pone il problema se ha ancora senso la mediazione, il ruolo del critico.

In presenza della globalizzazione che veicola conoscenze, del mercato che le particolarizza in esposizioni e vendite, avvicinandole concretamente, di Internet che fa entrare in dialogo, in confronto e scambio di cultura di ogni genere e livello, che informa e forma, affina e dota di capacità di lettura e interpretative, ha ancora senso nell’ arte il ruolo del critico, dell’ interprete, del mediatore tra opere e pubblico? La risposta non può essere assoluta, netta, senza distinzioni, da manifesto iconoclasta, provocatorio o esibizionistico. Come ogni cultura specialistica, gerarchica, anche quella del critico continuerà a svolgere il suo ruolo, specie in ambiti deputati ( formazione, insegnamento, perizie, lavoro di curatori di mostre e allestimenti, ecc. ), ma fortunatamente in strati sempre in aumento di popolazione la crescita e la maturazione culturale favorite dalle stesse concezioni dell’arte moderna, dalla scolarizzazione di massa, dalla globalizzazione, dal mercato, da Internet in modo notevole, smitizzano e smagriscono il ruolo, la riserva, il controllo dell’ interprete tra opere e pubblico. Negli strati dove c’ è cultura il suo ruolo diventa pleonastico, il fruitore o l’ amatore collezionista lo assorbono. Dove non c’ è sufficiente cultura non è utile, le sue alchimie linguistiche non possono essere nemmeno capite. I frequentatori non solo delle grandi fiere e biennali internazionali, ma anche delle mostre nazionali un po’ meno altisonanti si muovono per proprio impulso, informazione, gusto, cultura, scelta.

Anche nella letteratura il ruolo del critico finisce spesso in quello del lettore stesso. A proposito della poesia e narrativa, il fatto è evidente più che nell’ arte. E qui Internet lo attesta con il pullulare di portali dove poeti e narratori postano, recensiscono, criticano. Si ha quasi l’ impressione che tutta l’ editoria finisca on line ( non ci si lasci però ingannare dall’ “ampiezza” dell’ entrare; la prima ventata di euforia della new economy dovrebbe insegnare qualche cosa ) e che la critica come specializzazione sia finita. Certamente il fenomeno è grande e l’ esercizio critico dei lettori, narratori, poeti ( tutti leggono e commentano tutti e tutto ) non è trascurabile sia per estensione sia tante volte per qualità, segno anche qui che l’ interprete tra opere e pubblico, a un certo livello di cultura, non è più necessario. Fenomeni in crescita questi che riguardano specialmente l’ arte e la letteratura, frutto di attività antiche e di nuove tecnologie, marcatore di un lento, ma inarrestabile cammino positivo verso anche la libertà del sapere, della cultura e della promozione dell’ individuo da un estremo all’ altro del globo, che solo l’ attuale sviluppo delle medialità poteva portare. È diminuito il potere delle élite culturali che mediavano il sapere, che avevano in mano l’ interpretazione, ma è cresciuto enormemente e felicemente quello delle capacità delle persone in tutto il mondo.

1 commento:

Sono graditi i commenti corretti e pertinenti, anche se critici