sabato 14 maggio 2011

LA SCOMMESSA








Con Cartesio, Blaise Pascal e in modo particolare con Galileo, nella speculazione filosofica, si sta passando dall’ ontologia all’ epistemologia, dalla filosofia dell’ essere alla conoscenza certa, cioè alla scienza.

Per chi non ha familiarità con i termini ontologia, epistemologia, ontologia vuol dire discorso sull’ essere concreto e anche pensabile ed epistemologia significa discorso sulla conoscenza certa, che è la conoscenza provata sperimentalmente, vale a dire è la scienza.
Anche il calcolo delle probabilità, a cui hanno lavorato Pierre de Fermat e Blaise Pascal ( 1654 ), cade sotto l’ epistemologia.
Il calcolo di probabilità viene sempre evocato dagli atei, con ampie dimostrazioni quali si applicano ai giochi d’ azzardo, per mettere in discussione e negare la famosa scommessa ( sinonimo di scelta o meglio ancora di opzione fondamentale ) di Pascal sull’ esistenza di Dio. Al riguardo si può vedere la voce dell’ enciclopedia filosofica della Stanford University, a cui attingono o copiano piuttosto pedissequamente un po’ tutti coloro che trattano l’ argomento ( http://plato.stanford.edu/entries/pascal-wager/ ) e ne ripetono l’ errore fondamentale che è quello di interpretare il pensiero 233 ( il solo citato ) senza vederlo nel contesto degli altri pensieri che chiariscono la visione del grande matematico, fisico, filosofo e teologo francese. Errore schematizzato anche nel bel film ( forse definirlo capolavoro è un po’ troppo ) di Eric Rohmer La mia notte con Maud ( 1969 ). Ma nel film la cosa è comprensibile, perché l’ esigenza dello spettacolo non consente di articolare un discorso sulla visione complessiva del pensatore di Clermont-Ferrand, specie se il discorso è programmatico e finalizzato ai racconti morali tipici del cattolico Rohmer. Il taglio esistenzialistico dato da Rohmer, uno dei maggiori esponenti della Nouvelle Vague,  è certamente in linea con la filosofia-teologia di Pascal. Invece la lettura marxista è solo per contrappore dialetticamente i protagonisti e in parte per concedere un tributo alla moda culturale imperante.
Ecco il testo pascaliano:

Ebbene, esaminiamo questo punto e cominciamo col dire: “Dio esiste o non esiste”.
Ma da qual parte inclineremo? La ragione qui non può determinare nulla: a separarci
da ciò che cerchiamo c’ è di mezzo un caos infinito. Si gioca una partita, all’estremità di
questa infinita distanza, e in essa risulterà croce o faccia. Su quale delle due
scommetterete? Secondo ragione, non potete dire né l’uno né l’altro; secondo ragione,
non potete escludere nessuno dei due casi. Non imputate dunque di errore quelli che
hanno compiuto una scelta, perché voi non ne sapete nulla.
No; ma io li biasimo di aver fatto, non quella scelta, ma una scelta: perché, anche se
tanto colui che sceglie croce quanto l’altro incorrano in un errore analogo, quel che
conta è che tutti e due sono in errore; il partito giusto è di non scommettere affatto.
Sì; ma è necessario scommettere; ciò non è affatto facoltativo, voi siete imbarcato.
Quale dei due prenderete, dunque? Vediamo. Poiché scegliere bisogna, vediamo ciò
che vi interessa di meno. Voi avete due cose da perdere: il vero e il bene; e due cose da
impegnare nel gioco: la vostra ragione e la vostra volontà, la vostra conoscenza e la
vostra beatitudine; e la vostra natura ha due cose da fuggire: l’errore e la miseria.
La vostra ragione non riceve maggior danno scegliendo l’uno che scegliendo l’altro,
perché bisogna scegliere necessariamente. Ecco un punto liquidato. Ma la
vostra beatitudine? Pesiamo il guadagno e la perdita, dando a croce il senso che Dio
esiste. Valutiamo questi due casi: se guadagnate, voi guadagnate tutto; se perdete,
non perdete niente. Scommettete dunque che egli esiste, senza esitare.
È magnifico! ( Pensiero 233 )

E’ sbagliato e contro il pensiero stesso di Pascal vedere in questa argomentazione una “prova” di Dio. Non è questo il senso inteso da Pascal e ancora più errato fermarsi a scrivere formule di matematica per dimostrare, come nei giochi, che si perde sempre o quasi sempre la posta, che il ragionamento di Pascal non regge all’ analisi matematica e che non prova neppure la convenienza di scommettere su Dio. La scommessa non è affatto banale o superficiale  o come voleva Voltaire “un po' indecente o puerile: questa idea di gioco, di perdita e di guadagno, non si addice alla gravità dell'argomento”. Niente di più lontano dal pensiero di Pascal e dal suo modo di vivere. Dopo la sua morte fu trovato cucito nel vestito un suo pensiero che è un inno non al Dio dei dotti, dei filosofi, ma di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, di Gesù Cristo, che è Dio di amore e misericordia, di confidenza, di gioia.
Pur percependo, dietro l’ argomentare, il matematico del calcolo delle probabilità, non si può affermare che Pascal formulava un ragionamento pari a quello che si usa per calcolare le probabilità di vincita nella posta del gioco. Adoperava un linguaggio di gioco, ma non nel senso della quantità e della probabilità, ma di pura somiglianza apparente. Il linguaggio della partita, del gioco, di croce e faccia, della posta da impegnare, del guadagno, della perdita è solo analogico, persuasivo, non è procedurale, non è dimostrativo. Pertanto è inutile stornare il pensiero di Pascal su un piano matematico, quando il suo vero piano è esclusivamente esistenziale. Giustamente Pascal viene visto come un antesignano dell’ esistenzialismo, a cui guardava molto Soren Kierkegaard, che ne è il padre. Pascal, inventore o coinventore del calcolo della probabilità, che a soli dodici anni scrive un prodigioso trattato di matematica, è troppo grande per non vedere che sotto l’ aspetto matematico il suo argomentare non regge ed è troppo intelligente per non sapere che non è possibile fare il salto dall’ epistemologico all’ ontologico. Lo afferma esplicitamente: “ La ragione qui non può determinare nulla. Pascal fa un passaggio dal matematico al pratico-esistenziale. Non intende spingere il discorso sul terreno dell’ analisi matematica sul quale certamente si sa perdente, ma spostare la scommessa sul piano della decisione, sul quale il suo ragionamento risulta non perdente anche nel caso che non sia vincente. Lo scopo di Pascal è di fuggire dall’ errore e dalla miseria, cioè dalla disperazione e dal limite intrinseco dell’ essere umano e da qui fuggire non con un sapere tabellare, scientifico, analitico, che nasce da spirito di geometria, ma con una conoscenza esistenziale, che è frutto di spirito di finezza, lo spirito del cuore, che ha ragioni, che la ragione non conosce ( per questo, poco più che ventenne e dopo aver segnato l' inizio dei calcolatori moderni con la sua pascalina e tappe assolutamente fondamentali nella storia della matematica e della fisica, comprendendo che non possono dare risposte di senso ultimo, abbandona per sempre queste discipline ). Questo duplice spirito non si contrappone, non si avversa, ma si completa. La scienza che si fonda sullo spirito di geometria e la fede sullo spirito di finezza hanno bisogno l’ una dell’ altra ( Pensieri, 282 ). La fede è l’ unico rimedio all’ errore e alla miseria. La fede è una scelta personale e non può scaturire da prove razionali, per questo prende le distanze dalla razionalità di Cartesio e dalla sua prova dell’ esistenza di Dio basata sul metodo del dubbio. Scegliere è una necessità. Tra Dio è o non è, scegliere Dio è, ci si apre all’ infinito, si supera l’ errore e la miseria e ci si salva.

3 commenti:

  1. Pascal,Voltaire,questo post mi fa tornare indietro di tanti anni,ai tempi del liceo classico.
    Materia per me complessa, ma condivido pienamente la frase conclusiva.

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  2. Chiedo scusa ad Adriano, ma quando sono andato a pubblicare il suo commento, non mi ha funzionato il programma, per cui lo riporto con questo mio post. Aggiungo che il rispetto per le "conclusioni" personali è assolutamente incondizionato. Grazie ad Adriano. Mario.

    " Come excursus culturale é superbo, ma le conclusioni di vita le tengo per me. Non mi chiamo ... Pasquale! :D "

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  3. ciaoo, sono passata per un saluto e per comunciarti che
    in questi giorni parlo di njara (la conosci?) Se vuoi fare una visita qui
    http.//lavostraarte.blogspot.com ed iscriverti al blog, se già non lo hai fatto, puoi avere una gradita sorpresa.
    ciaooooo a presto

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Sono graditi i commenti corretti e pertinenti, anche se critici